L’evoluzione dei farmaci per la cura dell’epatite C in questi anni ci ha fatto assistere ad un cambio di rotta sull’eziologia delle malattie del fegato. Oggi possiamo dire che queste ultime sono legate alla patologia metabolica.
Nonostante gli importanti passi in avanti fatti per la cura dell’epatite C, abbiamo comunque un sommerso: una piccola percentuale di soggetti non è arrivata alla cura. La pandemia ha rallentato i progetti di screening e ridotto l’accesso alle terapia. Negli ultimi mesi abbiamo ripreso diverse iniziative provando a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Nel corso del convegno è stato presentato un progetto partito a settembre 2021 nell’ospedale di Castellammare. Abbiamo effettuato lo screening di tutti i pazienti ricoverati per qualsiasi causa. In totale parliamo di 850 ricoverati in medicina tra settembre 2021 e ottobre 2022. Di questi abbiamo avuto 56 positivi ad anticorpi anti-Hcv. In 19 presentavano la malattia e sono stati avviati immediatamente alla terapia. Abbiamo trovato in reparto tra i ricoverati per cause diverse, il 3% di pazienti con malattia da Hcv.
Insomma, una quota parte di persone che non ha avuto accesso alla terapia: il ricovero in ospedale ha rappresentato l’occasione per approfondire e trattare la patologia. Sempre nell’ambito di questo progetto abbiamo effettuato un lavoro retrospettivo per cui siamo andati a controllare gli accessi di tutti i soggetti giunti negli ospedali e negli ambulatori di tutta l’Asl Napoli 3 Sud.
Tra quelli risultati positivi abbiamo trovato uno 0,5% di pazienti che dovevano essere ancora avviati alla terapia. Il sommerso c’è e se lo cerchiamo con impegno e con piccoli sforzi possiamo trattare anche quella quota che è sfuggita agli ambulatori.